Prima di parlare di gender gap voglio porvi una domanda.

Mi rivolgo alle donne in ascolto (o meglio, in lettura):

Vi è mai capitato che un uomo, amico, parente ma soprattutto collega, vi spiegasse cose ovvie dando per scontato che voi non ne sapeste nulla, quando magari voi invece eravate più preparate di lui in materia?

A me, purtroppo, è capitato molto spesso. Questo fenomeno prendo il nome di mansplaining e affonda le sue origini in una convinzione molto ben radicata nella nostra cultura: l’uomo ne sa sempre di più della donna, anche se la donna in questione è la massima esperta dell’argomento di cui si parla.

E questa convinzione, forse, è in larga parte responsabile dell’enorme gender gap che viviamo oggi in Italia ( e non solo).

Con “Gender gap” si indica il divario esistente tra uomini e donne in tanti ambiti diversi, ma che impattano profondamente sulla vita quotidiana e il suo svolgimento, come la salute, l’educazione, il lavoro, l’accesso alle attività economiche e così via. E questo divario assume dimensioni enormi per quanto riguarda la questione lavorativa, in Italia più che nel resto d’Europa: per le donne italiane è ancora molto difficile raggiungere posizioni di responsabilità a livello lavorativo a parità di competenze e capacità dei colleghi uomini.

Sono solo 4 le donne tra i 100 manager più pagati d’Italia!

Il gender gap si concretizza anche, in un gender pay gap, ossia la disparità salariale tra uomini e donne per il semplice fatto di essere (udite, udite!) uomini gli uni, donne le altre..

La media europea del gender pay gap è del 39,6%, in Italia e del 43,7%.

Per non parlare poi, di tutti i pregiudizi legati ai ruoli che la donna “deve” necessariamente ricoprire: “la donna è portata alla cura della casa, alla cura dei figli”, e ci ritroviamo così ad avere un tasso di disoccupazione femminile pari al 50%!

E’ stato calcolato che a questo ritmo ci vorrebbero sessant’anni per raggiungere la piena parità tra uomini e donne…davvero troppi.

Va poi considerato che la pandemia ha avuto un enorme impatto su tutti, ma, come emerge da studi statistici e ricerche, soprattutto sulle donne, rallentando un processo di parificazione già prima molto molto lento.

Questa immagine dell’istallazione del designer giapponese Kazunori Shiina, mostra molto esplicitamente il concetto della disuguaglianza di genere.

membri del team

Ho amiche e conoscenti che mi raccontano continuamente quanto siano forti le differenze uomo-donna in ambito lavorativo.

Ma da quando ho cambiato vita, e lavoro, tante cose mi sembrano una realtà lontana.

Nel mio modello lavorativo non esiste alcun gender gap.

Il network marketing è un sistema assolutamente meritocratico, in cui guadagni solo in base alle tue reali capacità e ai tuoi risultati.

Si tratta indubbiamente di un settore che ancora rimane principale appannaggio delle donne, e probabilmente anche questo è legato a uno stereotipo che prima o poi andrebbe destrutturato.

Credo che si pensi che il network marketing sia un lavoro particolarmente adatto alle donne perchè “sai, hanno bisogno di potersi gestire il tempo in maniera flessibile, che poi devono pensare alla casa e ai bambini”, oppure “chiaramente sono più brave perchè hanno la propensione a prendersi cura degli altri e sono più brave a comunicare”, o addirittura “perchè è un lavoro facile, alla fine si tratta solo di vendere cremine”.

Ebbene, io non sono d’accordo.

Nonostante in alcune di queste affermazioni io ci veda un fondo di verità, e nonostante io sia consapevole che in molte si siano approcciate al networking proprio partendo da questi assunti, io credo che in questo settore siano le donne a “comandare” proprio perchè per la prima volta è stato loro concesso di:

  • guadagnare in base ai loro meriti,
  • fare carriera in base ai loro risultati,
  • dimostrare le loro capacità imprenditoriali senza relegarle al ruolo di mamma-accudente.

Nel network marketing non conta chi sei, ma contano impegno, passione, dedizione, e che tu sia uomo o donna è del tutto irrilevante.

E allora finalmente le donne hanno potuto dimostrare di cosa erano capaci:

  • gestione di team,
  • raggiungimento di obiettivi,
  • capacità relazionali e affidabilità,

non in quanto donne, ma in quanto professioniste competenti e consapevoli.

Credo che sia questo il modo migliore per combattere il gender gap: dimostrare sul campo che la differenza esiste solo nella nostra testa, inculcata da una società purtroppo ancora fortemente patriarcale. E nel campo del network marketing le donne lo stanno dimostrando alla grande!

Poi certo, se un uomo di impegna, può anche lui arrivare a guadagnare quanto noi! :)

Se volete saperne di più su questo modello lavorativo fortemente meritocratico vi basterà compilare il modulo in calce al blog e sarò felice di raccontarvi la mia esperienza.

A presto

Caterina

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Caterina Cariello | Partner Indipendente Ringana

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