Riprendiamo il viaggio alla scoperta dell’INCI parlando di altri ‘famosi’ petrolati.
I PARABENI
Sono sostanze con azione fungicida e battericida (desinenza -PARABEN) e presentano le stesse controindicazioni dei petrolati sopracitati, ma sono presenti, oltre che nei cosmetici, nei cibi a lunga conservazione, nei detergenti per la casa, in alcuni farmaci e nei dentifrici. Per permettere ad un qualsiasi prodotto, cosmetico e non, di durare più a lungo, vengono utilizzate queste sostanze molto aggressive nel processo di conservazione senza preoccuparsi molto dei danni che possono causare.
GLI ALLERGIZZANTI
TRICLOSAN: disinfettante presente anche nei dentifrici, nei cosmetici e nei deodoranti. Usato quotidianamente riduce lentamente la flora microbica cutanea aumentando il rischio di allergie.
ALUMINUM CHLOROHYDRATE: antitraspirante il cui utilizzo prolungato porta all’occlusione dei pori sudoriferi.
SILICONI (METICHONE, DIMETHICONE, SILOXANE): agenti filmogeni che servono nell’immediato a creare un ‘effetto’ setoso sulla pelle ma al contrario delle aspettative contribuiscono a farla seccare provocando il bisogno di usarne ancora e ancora. Avete presente quello che accade con il burro di cacao per le labbra? Per l?epidermide vale lo stesso principio?
KATHON (METHYLCHOLOROISOTHIAZOLINONE + DILMETHYLISOTHIAZOLINONE), battericida responsabile di un’esplosione di dermatiti allergiche da contatto ai cosmetici negli anni ’80. Oggi il limite massimo consentito è sceso allo 0,0015%, ma la domanda è: perché scegliere un cosmetico che lo contiene se esistono le alternative?
I TENSIOATTIVI
I tensioattivi servono a pulire e a fare schiuma. Quelli di origine petrolchimica, che sono quelli impiegati nella cosmesi industriale, eliminano lo strato lipidico della pelle, che rappresenta la nostra protezione naturale, e quando vengono risciacquati concorrono ad inquinare le falde acquifere. Li riconosciamo quando leggiamo: SODIUM LAURYL (o LAURETH) SULFATE, BETAINE, derivati DEA, MEA, TEA. L’EDTA poi è tra i peggiori perché rappresenta anche un grosso pericolo per l’ambiente, come dimostra anche la Dott.ssa Berenice Scarabelli in questo interessantissimo articolo.
Le alternative vegetali possono essere COCO o DECYL GLUCOSIDE, SODIUM LAUROYL GLUTAMATE ecc).
GLI ASTERISCHI
La presenza di un asterisco di fianco al nome dell’ingrediente, di norma, indica la sua provenienza da agricoltura biologica; due asterischi la presenza di potenziali allergeni (LIMONENE, CITRONELLOL) che pur essendo di origine naturale, potrebbero provocare reazioni in soggetti predisposti ad allergie.
La legge si limita ad indicare le concentrazioni massime consentite ma non tiene conto dei fattori di rischio: il fatto che certi prodotti siano messi in commercio non è di per sè sufficiente per definirli ‘sicuri’ in quanto non viene mai considerato il bioaccumulo, ovvero il carico a cui sottoponiamo quotidianamente il nostro organismo dato dalla somma di tutti i prodotti che usiamo nell’arco della giornata, della qualità dell’aria che respiriamo e del cibo che mangiamo.
Spero di aver contribuito, con questi post, a rendere meno sconosciuto l’INCI e più consapevoli tutti noi, in modo da riconoscere a colpo d’occhio cosa evitare di scegliere.
A presto,
Caterina
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