Quando mi ritrovo a parlare delle mie esperienze lavorative una delle domande che mi viene rivolta più frequentemente è “perché hai cambiato lavoro a 40 anni?”, e la risposta mi viene sempre piuttosto facile: per una questione di benessere.

Pensare di ricominciare una nuova vita, come ho fatto io, intorno ai 40, fa paura e spesso ci sentiamo già fuori tempo massimo per rimetterci in gioco, per cui spesso ci accontentiamo di ciò che abbiamo e ce lo facciamo andare bene. Io avevo un bel lavoro, avrei potuto accontentarmi, ma a un certo punto mi sono trovata a interrogarmi sul benessere sul posto di lavoro.

Il benessere sul lavoro va al di là di un discorso di mera sicurezza.

Lavoriamo una media di otto ore al giorno per cinque giorni a settimana per circa quarant’anni-per chi ha un lavoro convenzionale.

Ciò implica che stare bene quando si lavora è fondamentale per il nostro benessere a 360 gradi.

Ma cosa vuol dire esattamente benessere sul lavoro?

A mio parere comporta una serie di requisiti indispensabili per vivere meglio e far vivere meglio chi ci circonda.

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Innanzitutto l’ambiente di lavoro.

Che relazioni abbiamo coi nostri colleghi, coi nostri superiori e/o coi nostri sottoposti?

Collaborazione, fiducia, aiuto e stima reciproci possono definirsi delle caratteristiche che contraddistinguono la nostra realtà lavorativa?

Un altro aspetto fondamentale per me è rappresentato dalla possibilità di crescita, intesa sia a livello professionale che personale.

Ho delle reali possibilità di far carriera a prescindere dal sesso, dalle simpatie o dalla semplice anzianità di servizio, ma in base alle mie reali capacità e competenze?

E soprattutto devo ringraziare qualcun altro per essermi guadagnata le promozioni o solo me stessa/o?

La crescita professionale non sarebbe tale senza quella personale: che strumenti ho a disposizione per lavorare su di me e prendermi cura anche della parte più importante della mia vita, quella emotiva, che affianca e condiziona inevitabilmente anche quella lavorativa?

Che ruolo ha il riconoscimento nel mio ambiente di lavoro?

Vengo apprezzata/o per il lavoro che mi viene chiesto di svolgere e per quello che svolgo senza che mi venga neppure chiesto?

Ho margine di autonomia e iniziativa nelle decisioni che vengo chiamata/o a prendere?

E soprattutto ho margine decisionale?

Dalle statistiche che ho letto, ahimè, solo 1 lavoratore su 6 in Italia si reca felice sul posto di lavoro e non faccio fatica a credere che sia proprio così.

Nella mia precedente esperienza lavorativa (durata quasi 20 anni), facevo tristemente parte dei 5 lavoratori infelici che tutte le mattine si alzavano sapendo esattamente cosa avrebbero fatto da lì fino alla pensione. Ho deciso di dire basta e mettermi in gioco per me stessa e per il mio benessere.

Il lavoro che fai ti gratifica da un punto di vista sia economico che personale?

Hai concrete possibilità di crescita e carriera?

Ti immagini ancora nella stessa situazione tra 5 o 10 anni?

Se non hai risposto SI ad almeno una di queste domande, forse è arrivato il momento di valutare le possibili alternative, perché a volte basta rendersi conto che esistono altre opzioni per darsi un’altra possibilità, proprio come è accaduto a me!

E’ importante la sicurezza, non lo nego, ma non siamo nati semplicemente per pagare conti e bollette.

“Una nave in porto è al sicuro ma non è per questo che le navi sono state costruite.”

Se vuoi conoscere più da vicino che tipo di possibilità può darti un’attività come il Network Marketing, compila il modulo in calce al blog e sarò felice di rispondere a tutte le tue domande.

A presto,

Caterina

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Caterina Cariello | Partner Indipendente Ringana

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